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BOETTI Fabrizio Alighiero

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Alighiero Fabrizio Boetti, o Alighiero e Boetti come si firmò dopo il 1972 in nome del concetto di “gemellaggio”, era nato a Torino nel 1940. Esordì nella prima mostra dell’Arte Povera che si tenne nel capoluogo piemontese nel gennaio del 1967. Il movimento di Arte Povera era conosciuto per aver rifiutato le strategie e i materiali di "alta arte", prediligendo materiali comuni come cemento, cartone e luci elettriche e una varietà di tecniche come la fotografia, il ricamo e la costruzione scultorea. I numerosi viaggi compiuti da Alighiero Boetti nell’arco della sua vita hanno avuto un impatto duraturo sul suo lavoro. Ad esempio la serie Mappe, i planisferi colorati che riproporrà lungo gli anni, come registro dei mutamenti politici del mondo, è il frutto di una collaborazione con ricamatrici del Pakistan e dell’Afghanistan.

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Il padre, Corrado Boetti, era un avvocato, e la madre, Adelina Marchisio, violinista. Boetti abbandonò presto gli studi presso la facoltà di economia dell'Università di Torino per lavorare come artista. Già nei primi anni, aveva manifestato interessi teorici profondi e di ampio respiro.  Si era dedicato allo studio della filosofia, dell'alchimia e dell'esoterismo. Tra gli autori preferiti della sua giovinezza c'erano lo scrittore tedesco Hermann Hesse e il pittore svizzero-tedesco e insegnante del Bauhaus Paul Klee. Boetti nutriva anche un costante interesse per la matematica e la musica. All'età di vent'anni, l’artista si trasferì a Parigi per studiare incisione. Nel 1962, mentre si trovava in Francia, incontrò la critica d'arte e scrittrice Annemarie Sauzeau, dalla quale ebbe due figli. Nel 1972 si trasferisce a Roma, contesto più affine alla sua predilezione per il Sud del mondo. Dal 1974 al 1976, compì ripetuti viaggi in Guatemala, Etiopia, Sudan. Boetti era appassionato di culture non occidentali, in particolare dell'Asia centrale e meridionale, e viaggiò in Afghanistan e Pakistan numerose volte negli anni '70 e '80, anche se l'Afghanistan divenne inaccessibile a lui dopo l'invasione sovietica nel 1979. Nel 1975, tornò a New York. Tra le ultime opere alcune sono monumentali, come i 50 arazzi con testi in italiano e persiano (esposti a Parigi nella mostra ‘Les Magiciens de la terre’, 1989), oppure i 50 khilim esposti al Magasin di Grenoble a dicembre 1993 nell’ultima mostra inaugurata alla presenza dell’artista allora già molto malato. Attivo come artista dai primi anni '60 alla sua morte prematura nel 1994, Boetti sviluppò un corpus significativo di opere diverse che erano spesso sia poetiche che piacevoli alla vista, ma allo stesso tempo immerse nei suoi diversi interessi teorici e influenzate dai suoi lunghi viaggi. Ci ha lasciato nel 1994.

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