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GHIZZARDI Pietro

  -    -    -  GHIZZARDI Pietro
Pietro Ghizzardi nasce il 20 luglio 1906 a Corte Pavesina, frazione di San Pietro di Viadana, in provincia di Mantova, dove vive insieme ai fratelli e i genitori Antonio e Maria Flisi, contadini fittavoli. A cinque anni Ghizzardi disegna nella camera da letto una Madonnina con un frammento di carbone e nonostante la madre lo sgridi severamente per avere imbrattato il muro, Pietro continua nel suo “gioco” preferito divertendosi a tracciare figure di animali sui muri e sui pavimenti. Frequenta saltuariamente le scuole elementari fino alla terza classe e all’età di tredici anni, come spiega nell'autobiografia Mi richordo anchora, avviene il primo contatto con l'arte quando incontra Rodolfo, un anziano disegnatore d’iniziali in stile gotico, e rimasto affascinato dalla sua maestria cerca di imitarlo.

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La nonna è la prima estimatrice dei suoi lavori ed è testimone dell’evoluzione artistica di Pietro che passa da disegnare cifre gotiche a schizzare e studiare le forme del volto, nasi, menti, bocche, soffermandosi in particolare sugli occhi. In seguito nel 1930 la famiglia si trasferisce a Cogozzo (Mantova) e da quel momento Ghizzardi realizza i primi dipinti murali nei vecchi cascinali della Bassa. Il primo ritratto femminile è quello di Carolina Invernizio, popolare scrittrice di romanzi d’appendice e nella galleria dei suoi primi personaggi compaiono anche il Pontefice e la maestra dell'Oratorio che espone sotto il portico di casa, affinchè i passanti possano ammirarli. Un nuovo trasloco porta la famiglia in un podere ai confini tra Poviglio e Brescello e successivamente a Santa Croce di Boretto, dove la nipote Nives Ghizzardi ha costituito una Casa-Museo a lui dedicata. Da quel momento Boretto diventa la sua fissa dimora, Ghizzardi continua a dipingere e a lavorare nei campi e con grande tenacia prosegue nel suo percorso artistico senza preoccuparsi dei giudizi della gente del paese. Da vero “espressionista padano” esprime con colori ricavati da erbe e sostanze naturali ciò che sente, prova e vede con gli occhi dell'anima e della mente. Nel 1961 Ghizzardi viene invitato a partecipare alla mostra d'arte “Città di Guastalla”: con gli stivaloni ed il cappotto, stretto da un tabarro, il cappello ornato di piume e con alcune tele legate sulla schiena si presenta in Comune per consegnare i dipinti da esporre; respinto in un primo momento viene successivamente accolto e premiato con medaglia d’oro. Il regista Michele Gandin nel 1965 realizza per la Film Luce il documentario Ghizzardi Pittore Contadino, con commento del poeta e critico d’arte Leonardo Sinisgalli; il documentario verrà in seguito trasmesso nei cinematografi italiani. In occasione della mostra nazionale dei NaÏfs “Città di Luzzara” del 1968 riceve la medaglia d'oro dal Presidente della Repubblica; nello stesso anno viene premiato anche alla Mostra Internazionale di Grafica Contemporanea di Vignola. Risale al 1969 il vasto ciclo di affreschi di Casa Soliani-Pini, ora nota come Villa Falugi, situata nel centro storico di Boretto. Nel 1973 Ghizzardi viene premiato con medaglia d'oro al premio Fratelli Branca a Concordia di Modena. Negli anni ’70 l’artista pur continuando a dipingere con colori naturali sperimenta l’utilizzo della tempera e dell’olio; contemporaneamente inizia a produrre opere di grande formato dedicate a paesaggi e scene di caccia. Il ritratto rimane comunque il genere preferito da Ghizzardi, spesso eseguito su commissione o su spontanea proposta di “modelle”, amiche, conoscenti, parenti, semplici curiose o appassionate che si presentano alla casina chiamata dal pittore “la piccola galleria”. In questo decennio l’interesse per la scrittura – iniziato dalla prima metà degli anni ’60 – aumenta fino quasi a sovrastare quello per la pittura. Dalla fervida e ricchissima produzione manoscritta di Ghizzardi Giovanni Negri e Gustavo Marchesi sostenuti da Daniele Ponchiroli, storico editor di Einaudi, traggono il materiale per Mi richordo anchora. L’autobiografia dell’artista, con prefazione di Zavattini, viene pubblicata nel 1976 da Einaudi nella collana degli Struzzi e vince nel 1977 il Premio Viareggio Opera Prima per la narrativa. Pietro Ghizzardi è diventato un affermato esponente dell’arte “irregolare”, si susseguono mostre personali in tutta Italia, in gallerie private, musei pubblici italiani e straneri, in particolare in Francia, Germania e Inghilterra. Nel 1979 Rai Uno produce il documentario Mi richordo anchora. Conversazione con Pietro Ghizzardi per il ciclo Le memorie, gli anni, con la regia di Gian Vittorio Baldi, già produttore di Pasolini e Bresson. L’editore Vanni Scheiwiller di Milano pubblica nel 1980 il secondo libro di Ghizzardi: A Lilla quatro pietre in mortalate a cura di Giovanni Negri e Gustavo Marchesi. L’intellettuale Angelo Guglielmi in una delle sue opere più importanti Il piacere della letteratura del 1981 definisce Ghizzardi “analfabeta ma scrittore”, formula che ripropone, riferendosi all’artista, anche nel recente libro Il romanzo e la realtà (2010). Successivamente, nel 1983, Ghizzardi dipinge una serie di affreschi nella casa Morelli di Parma dove rappresenta un'ultima cena che occupa un'intera parete e un grande ritratto di famiglia. Il testo del libro Mi richordo anchora viene inciso nel 1984-85 su disco dall'Ariston, in una collana dedicata alla cultura popolare, a cura di Giovanni Negri con musiche di Giancarlo Nalin; nello stesso anno l'autobiografia dell'artista viene ridotta per una rappresentazione teatrale a cura di Enzo Robutti e Gustavo Marchesi. L'opera è messa in scena dalla compagnia del Collettivo di Teatro Due di Parma con la regia di Gigi Dall'Aglio. Il debutto avviene al Teatro Due di Parma e lo spettacolo viene poi replicato nei maggiori teatri italiani: Teatro Tassoni di Bologna, Teatro dell'Orologio di Roma, Teatro Piccola Commenda e Teatro Verdi di Milano. La rivista FMR di Franco Maria Ricci nel 1985 dedica un ampio reportage a Casa Soliani-Pini - Villa Falugi di Boretto - interamente affrescata da Ghizzardi nel 1969 che viene definita la “Cappella Sistina della Bassa” da Marzio Dall’Acqua. Il 7 dicembre del 1986 Pietro Ghizzardi muore a Boretto. Il funerale si svolge secondo le sue volontà riportate anche in una memorabile pagina di Mi richordo anchora, così la sua bara viene trasportata al cimitero su un carro da contadini trainato da un cavallo. Nello stesso anno vengono presentate due grandi retrospettive al Centro Culturale Polivalente di Mirandola e alla Casa del Mantegna di Mantova con la pubblicazione di un duplice catalogo: il I Volume Pietro Ghizzardi Inediti Artistici 1954-1985 a cura di Vittorio Erlindo con saggi di Marzio Dall’acqua e Franco Solmi e il II Volume Pietro Ghizzardi, Inediti Letterari, con saggi di Giovanni Negri e Vittorio Erlindo Edizioni Pivetti di Mirandola, che contengono i testi giugliètta e romeo e il bambino di Viareggio rapito. Hanno scritto di lui e per lui: Renato Barilli, Giorgio Bedoni, Christian Berst, Marzio Dall'Acqua, Raffaele De Grada, Mario De Micheli, Anne Devroye-Stilze, Vittorio Erlindo, Fauzia Maria Falugi, Laura Gavioli, Gustavo Giacosa, Angelo Guglielmi, Anatole Jakowski, Nevio Jori, Martine Lusardy, Renzo Margonari, Gabriele Mazzotta, Dino Menozzi, Serge Milan, Giuseppe Negri, Lando Orlich, Jaqueline Péglion, Rosanna Pruccoli, Tiziano Rosani, Vittorio Sgarbi, Plinio Sidoli, Franco Solmi, Claudio Spadoni, Nicoletta Sturloni, Bianca Tosatti, Gianni Toti, Giancarlo Vigorelli, Dino Villani, Giambattista Voltolini, Giulia Zanasi, Cesare Zavattini. Le sue opere sono esposte nei seguenti musei: - Casa Museo Al Belvedere '"Pietro Ghizzardi", Boretto, Reggio Emilia - Galleria d'Arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza - Musée d' Art Naïves de l'llê de France, Vicq, Francia - Musée Vieux Chateâu Laval, Parigi, Francia - Musée International d'Art Naïf Anatole Jakowsky, Nizza, Francia - Museum of Naive Art, Zagabria, Croazia - Museo Nazionale delle Arti Naïves 'Cesare Zavattini', Luzzara, Reggio Emilia - Galleria Civica d'Arte Moderna, Modena - Museo di Montecatini Terme, Pistoia - Sammlung Charlotte Zander, Schloss-Bönningheim, Bönningheim, Germania - Setagaya Art Museum, Tokyo, Giappone C'è un uomo nella Bassa sui settant'anni che si chiama Pietro Ghizzardi ed è un grande uomo. Ma da parecchio prima che cominciasse a dipingere e a far parte della trinità padana dei naïfs, Ligabue, Rovesti e lui. La pittura non c'entra per il tipo di grandezza cui mi riferisco, essendo grande perché ha sofferto grandemente, perché è stato umiliato grandemente e nelle pagine di questo libro con qualche accento profetico domanda: « Fino a quando continuerete a fare questo? ». Io lessi le sue memorie quando erano in boccio e dissi: « Corro subito ad abbracciarlo ». Poi non corsi ad abbracciarlo, passò del tempo, si dimentica, questa è la vita, e si onora purtroppo più facilmente un artista che un uomo. Lo incontrai dopo alla prima mostra luzzarese dei naifs al pranzo invernale dopo la mezzanotte, diventato ormai rituale, tutti avevamo trovato il nostro posto a tavola e Ghizzardi no. Ricordo ancora che se ne stava in piedi in un angolo con la paura di disturbare, sdentato, il paletò abbottonato male. Cesare Zavattini Introduzione a Mi richordo anchora, Torino, Einaudi, 1976

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